Silvestro Lega (1870) - Olio su tavola cm. 39x32,8 - Collezione privata
Maria Virginia era la maggiore dei quattro figli dei nobili Fabbroni, essendo nata il 2 dicembre 1851, l’anno successivo al matrimonio fra Elisa Pieraccini e il Dott. Giuseppe. Cresciuta in un ambiente familiare particolarmente austero, educata dalle suore di Sant’Anna a Siena, circondata da una società, quella di Tredozio, maschilista e bigotta, Maria Virginia è una giovane pia ed affabile ma eccezionalmente colta, consapevole di sè e desiderosa di autonomia; diplomata al Conservatorio di Pisa, suona magistralmente il pianoforte, scrive e pubblica le sue poesie, è in contatto epistolare con letterati di tutta Italia, rifiuta l’aiuto delle serve per la cura della sua persona, sfida il severissimo padre scegliendo di amare un uomo a lui non gradito. Sempre Mons. Antonio Montanari, nella sua lettera del maggio del ’76, già citata relativamente al ritratto di Giuseppe Fabbroni, la descrive alta e slanciata, con i capelli biondi, l’incarnato chiarissimo macchiato di “semola”, elegante nel vestire e buona parlatrice.
S. Lega dipinge nel luglio del 1870 questo ritratto, che la stessa Maria Virginia definì “somigliantissimo”; somigliantissimo lo era nei tratti fisiognomici, ma della fanciulla diciannovenne questa immagine cattura anche la dolcezza ed il candore, la vivace intelligenza e l’energia vitale che brillano nei grandi occhi ma vengono trattenute, come il sorriso, per non nuocere alla compostezza. Il ritratto rivela pure l’affetto che il pittore nutriva per lei e la sua commozione nel dipingere una donna, che portava il nome dell’amata compagna, morta neanche due mesi prima, che come lei suonava il piano e già soffriva dello stesso mal sottile.